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Nell'Orlando furioso il 'meraviglioso' è la dimensione che corre accanto a quella del reale o, quantomeno, del verosimile. Questi due piani spesso si incontrano grazie all'intervento di maghi, streghe, oggetti magici, creature mostruose o fantastiche. Giovanni Guerzoni, come Astolfo in sella all'Ippogrifo, vola sul poema alla ricerca di tutti quei luoghi in cui 'meraviglioso', e 'mostruoso', si manifestano. Lo fa con la sorridente, ma consapevole, leggerezza non sempre consueta in un giovane (il lavoro è un elaborato confezionato ai tempi dell'Università) che ricorda quella dell'Ariosto; con la puntualità di un umanista curioso di cose straordinarie e con un acume critico già maturo e in grado di mettere abilmente in relazione i fatti narrati con la dimensione simbolica e allegorica propria della grande letteratura. Siamo così guidati attraverso un viaggio lungo il poema che è pure il viaggio dei paladini e delle eroine che ne percorrono le strade costantemente alla ricerca di qualcosa, e che si imbattono nel mondo delle meraviglie ariostesche che è ora minaccia verso la virtù, ora tentazione alla quale resistere o cedere.